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Diga del Vajont

Un percorso nella storia

Cosa c'è da sapere

UNA DELLE DIGHE PIU’ ALTE AL MONDO

La diga sorge nel comune di Erto e Casso in provincia di Pordenone, lungo il torrente Vajont. È stata costruita tra gli anni ’50 e ’60, dopo una lunga fase progettuale iniziata già negli anni ’20 dall’ingegnere Carlo Semenza. La sua funzione era quella di creare un serbatoio idrico per la produzione di energia idroelettrica sfruttando l’acqua e i dislivelli del fiume Piave e dei suoi affluenti. Inagurata nel 1961, non ha mai completato la fase di collaudo poichè, nel 1963, circa 3 milioni di metri cubi di roccia franarono nel bacino artificiale provocando un’esondazione. L’acqua si riversò sui paesi limitrofi di Erto e Casso devastandoli e proseguì la corsa a fondovalle inondando e distruggendo il paese di Longarone. Nel tragico evento rimasero uccise 2000 persone.

LA VISITA

Negli ultimi anni, anche grazie alle visite guidate condotte dai volontari locali, questo luogo desta un grande interesse ed è diventato una meta per turisti e per quanti desiderano conoscere la diga, la sua storia e gli eventi che l’hanno portata ad imprimere il suo nome nella mente di tutti.

Perchè visitarla

01.

La diga è imponente

Sebbene realizzata 60 anni fa, rimane tutt’oggi una delle dighe più grandi e imponenti mai costruite. I suoi 262 metri di altezza la portano all’ottava posizione tra le dighe più grandi al mondo. Quando fu costruita era la diga più alta mai realizzata ed è considerata tutt’oggi un capolavoro di ingegneria.

02.

Viaggio nella storia

Una visita a questo luogo permette di conoscere i fatti e le testimonianze che hanno portato al tragico evento noto come il “disastro del Vajont”. È un modo per non dimenticare ma anche per vivere da vicino la storia che questo luogo conserva.

03.

Erto e Casso

Interessante la visita ai due borghi limitrofi, sfiorati e parzialmente risparmiati dalla tragedia del 1963. Ristrutturati negli anni successivi agli eventi, mantengono il fascino del passato, tra piccole strade ciottolate e case in pietra immerse nel paesaggio della valle circostante.

La visita della diga

Da quasi 20 anni, la diga è stata riaperta per consentire al pubblico di visitare questo luogo. Infatti, dall’estate del 2002, l’ENEL, proprietaria della struttura, ha concesso alle associazioni locali di condurre delle visite guidate.

La visita dura circa 1 ora e ha un costo modico. Gli Informatori della Memoria, ovvero dei volontari di Erto, Casso e Longarone, ripercorrono con il pubblico tutta la storia della diga, dalla sua ideazione, alle caratteristiche, fino alla dettagliata spiegazione dei tragici eventi del 1963. Durante la visita si percorre la sommità della chiusa fino a raggiungerne l’altra estremità.

Le gallerie della diga interne alla montagna non sono visitabili, tranne che durante la giornata de “I Percorsi della Memoria”, in occasione della quale si svolge una corsa podistica, non competitiva, che attraversa zone normalmente chiuse al pubblico.

La frana - Quella notte del 9 ottobre

“Un sasso è caduto in un bicchiere colmo d’acqua e l’acqua è traboccata sulla tovaglia. Tutto qui. Solo che il bicchiere era alto centinaia di metri e il sasso era grande come una montagna e di sotto, sulla tovaglia, stavano migliaia di creature umane che non potevano difendersi.” Dino Buzzati

La storia del disastro

Il nome Vajont è conosciuto e infelicemente legato ad uno dei disastri più grandi del 1900. Tutto si verificò nella notte del 9 ottobre del 1963, quando una frana della lunghezza di circa 2 km si staccò dal monte Toc finendo la sua corsa nel bacino artificiale, creato con la nuovissima Diga del Vajont.

Una colonna d’acqua di 50 milioni di metri cubi, scavalcò la diga e dilavò parzialmente i paesi di Erto e Casso, incanalandosi poi nella valle del Piave e letteralmente spazzando via tutto ciò che trovò sulla sua strada, in primis il paese di Longarone, che si trova esattamente all’uscita della valle del torrente. In pochi minuti, oltre alle case e alle infrastrutture, vennero uccise 2000 persone che non ebbero il tempo di mettersi in salvo e nella maggioranza dei casi nemmeno di accorgersi di quello che stava succedendo.

La diga, all’epoca vanto e orgoglio dell’ingegneria italiana, resse il colpo, rimanendo solo parzialmente scalfita nella sua parte superiore. Il problema principale, quindi, non fu di natura ingegneristica ma di natura geologica. Infatti, sotto la montagna del Toc, si celava una grande frana preistorica che venne sollecitata e rimessa in moto dai riempimenti e svuotamenti del bacino in fase di collaudo.

Vari studi, effettuati prima e in concomitanza con la costruzione della diga, avevano sollevato alcune questioni di sicurezza relative alla stabilità dei terreni circostanti, ma in qualche modo erano stati minimizzatiti e parzialmente insabbiati dalla grande influenza politica della SADE, l’allora Società Adriatica di Elettricità.

Nel momento in cui ci si accorse che la montagna stava lentamente ed inesorabilmente scivolando verso il bacino, era già troppo tardi. In meno di 30 minuti dalla telefonata di allerta ai responsabili della SADE, la frana si staccò e precipitò nel bacino, dando inizio all’evento noto.

DOMANDE FREQUENTI

Assolutamente sì. Il costo di 10 euro, a cui aggiungere i 2 euro del parcheggio, è modico ma la grandiosità della diga, il valore della visita e la commozione che trasmette valgono molto di più.

Poco distante dal punto vendita c’è l’ingresso di un sentiero che in 10 minuti circa porta ai piedi della diga. Potete farvi indicare il punto di partenza preciso dalle guide ma la discesa non fa parte della visita guidata. Il percorso è un po’ ripido, abbiate cura di indossare calzature adeguate e non avventuratevici in caso di pioggia.

Nell’anno di costruzione la diga era la più grande al mondo con 261,60 metri di altezza, 190,50 metri di larghezza e 3,40 metri di spessore all’apice, 22,11 metri di spessore alla base. Completavano l’opera 60 chilometri di gallerie che la collegavano ad altre 5 dighe e a quattro centrali sul corso del Piave. La diga è ancora considerata un capolavoro di ingegneria e, ad oggi, è l’ottava più alta al mondo.

CONTATTA IL CENTRO VISITE

Tramite questa sezione puoi contattare direttamente il Centro Visite di Erto. Puoi richiedere informazioni sui servizi, tariffe, prenotazione e altre informazioni. Ricordati che con questo form contatterai direttamente i gestori dell’attività. Explorer FVG è solo un intermediario e non gestisce le risposte e non è responsabile per le informazioni scambiate in queste conversazioni.

Informazioni di contatto:
Centro visite di Erto
Parco Naturale Dolomiti Friulane
Piazzale del Ritorno, 3
33080, Erto E Casso (PN)

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